Il nostro viaggio alla scoperta della ritrovata bellezza di questo monumento romanico, al quale fanno da contraltare nell’interno lo splendore e la vertigine dei rifacimenti di età barocca.
Fatto sta che ci sono voluti tredici lunghissimi anni perché a Matera fosse restituito uno dei suoi monumenti storici e artistici più importanti: l’inaugurazione ufficiale della cattedrale avverrà il 5 marzo, alla presenza del segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, che per l’occasione aprirà la porta santa giubilare. Ma l’arcidiocesi non ha inteso prolungare l’attesa. A fare da cicerone per Repubblica alla scoperta della ritrovata bellezza di questo monumento romanico, al quale fanno da contraltare nell’interno lo splendore e la vertigine dei rifacimenti di età barocca, provvede in primo luogo Antonio Persia, il progettista della soprintendenza e direttore dei lavori effettuati dal 2003 al 2014.
«Siamo partiti dal consolidamento statico e integrale di tutte le navate, dunque – spiega – si è passati al rifacimento delle coperture della zona absidale e del presbiterio. Il restauro è dunque divenuto integrale, coinvolgendo così la navata centrale e gli affreschi settecenteschi del tempiato ligneo che la sormonta». E se i lavori, costati circa 6 milioni di euro, riferisce Persia, sono durati per così lungo tempo la “colpa” è soltanto della discontinua disponibilità, nel corso del tempo, dei fondi necessari ai lavori. Diversamente sarebbero bastati quattro o cinque anni. Ma tant’è. Attraverso il restauro sono venute a galla sorprese impreviste. È accaduto all’interno della cappella del presepe, che custodisce la Natività in pietra dura realizzata dallo scultore Altobello Persio nel 1534.
«Durante gli interventi di sostituzione della pavimentazione – ricorda Persia – sotto il livello della cattedrale è affiorato un tesoro inatteso: due cripteaffrescate risalenti al XII secolo, inglobate e dunque coperte forse nel 1500». E’ la sola porzione della cattedrale che, all’indomani del recupero della facciata esterna avvenuto nel 2015, a completamento del restauro, non sarà aperta al pubblico. «Quest’area sarà oggetto di studio e – anticipa Persia – di ulteriori scavi, dunque di restauro e valorizzazione: questione di poco, tuttavia, i lavori già finanziati dureranno otto mesi».