Lettera per il Tempo di Quaresima 2017 dell’arcivescovo di Matera-Irsina
QUARESIMA 2017: Lo stile del “Vicinato” e la “fragranza del pane”
Carissimi,
ci apprestiamo a vivere un periodo dell’anno che, nel “gergo liturgico”, chiamiamo “forte”: la Quaresima! Sono quaranta giorni duranti i quali l’invito pressante della Parola ci chiede di fare una seria revisione della nostra vita: tempo che definiamo di “conversione”. In parole semplici significa “tornare a Dio” per celebrare e vivere la vittoria di Cristo sulla morte, su ogni tipo di morte: “risorgere”. E’ la Pasqua del Signore! E’ la nostra Pasqua!
Stiamo meditando, secondo le linee del nostro programma pastorale, sulla promozione del bene comune a tutti i livelli. Per noi credenti, come ci ricorda Papa Francesco, il punto di partenza, per promuovere il bene comune, è la Parola di Dio che è un dono. E’ a partire dalla Parola che ci rendiamo conto quanto Dio desideri la felicità di ogni uomo, senza differenze di culture, nazionalità o colore: l’altro è un dono!
Facendo memoria delle nostre radici, tra i “Sassi” di Matera, come d’altronde nei nostri paesi rurali, questo valore si è sempre coltivato con lo stile di vita del “vicinato”: tutti maestri e tutti discepoli!
Il vicinato, tipico dei paesi del Sud Italia, ha rappresentato il luogo della “comunione”. Le famiglie, pur nella loro autonomia, si ritrovavano nel “largo” per condividere il lavoro, l’arte che ognuno conosceva, si respirava la “fragranza del pane” appena sfornato e, come il suo profumo riempiva tutto il vicinato, cosi la “gioia della solidarietà” riempiva i cuori di canti di festa tali da trasformare i “molti” in “uno” ed il “poco” in “tanto”: a nessuno doveva mancare il necessario e persino le chiacchiere che facevano parte del tessuto sociale venivano trasformate in segno d’unità e di pace: tutti dovevano godere della stima di tutti.
In questo tempo di Quaresima siamo richiamati a fare un “viaggio” nella nostra “storia” personale; a vivere con intensità, gradualità e verità questo cammino ed essere riflesso e testimonianza dell’amore di Dio.
Guidati dallo Spirito di Gesù e illuminati dalla Parola, sicuramente faremo un percorso di conversione che ci aiuterà a prendere coscienza, per dirla con Papa Francesco, di come il peccato ci possa accecare e farci perdere di vista che l’altro è un dono.
Oggi ci sono tanti altri modi per stare insieme, ma sembra mancare l’anima alle “cose che facciamo”, tutto diventa routine non gioia di condivisione ed un nostalgico pensiero ci prende: “stavamo meglio quando stavamo peggio”.
La “nostra” storia ci insegna che abbiamo bisogno di sentire il profumo del pane per guardare fiduciosi verso il futuro. Gustiamo la “fragranza” di quel che abbiamo, riscopriamo la meraviglia di immergerci “negli occhi degli altri” per condividere la luce della gioia e la sofferenza del dolore; non soccombiamo sotto i macigni di quelle forme di litigiosità (a tutti i livelli) che sono come massi che schiacciano la promozione umana e il bene di un intero territorio il quale chiede di essere bonificato e amato. Ritorniamo a scaldarci, come davanti al caminetto, al “calore” della Parola di Dio per lasciarci illuminare; riprendiamo forza e coraggio; testimoniamo la bellezza della “Buona notizia” (Vangelo) di Gesù Cristo: solo cosi potremmo essere i “veri protagonisti” in questo momento storico che ci appartiene e mostrare una Chiesa che prega, adora, supplica la presenza di Dio, una Chiesa in uscita capace di costruire là dove gli altri distruggono.
Una Chiesa, io e voi tutti, non chiusa o nascosta dietro le apparenze di una religiosità che spesso nulla ha da dividere con la fede e l’annuncio del Vangelo.
In questa Quaresima, tenendo presente la parabola detta del “ricco epulone” e del “povero Lazzaro”, siamo invitati ad entrare nei degradi della vita.
“Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione” (Papa Francesco).
Il ricco epulone è senza nome nei Vangeli, mentre il povero si chiama Lazzaro che significa “Dio aiuta”. Ciò che il ricco ostenta, cercando il consenso, la riverenza, in realtà maschera il suo vuoto interiore, la sua insoddisfazione: non è contento.
Il povero Lazzaro viene descritto nei minimi particolari della sua povertà, di bisogno, di necessità, di umiliazioni, pieno di sofferenze fisiche e morali. Si sente umiliato nella sua condizione di uomo perché, diremmo oggi, non ha un lavoro, dipende dai sacrifici dei genitori, non può farsi una famiglia, si sente solo e abbandonato, con un futuro senza prospettive. Il povero Lazzaro è anche colui che lascia la nostra terra per andare lontano, in terre sconosciute, alla ricerca di una sistemazione e spesso rientra più deluso di prima. Lo è anche l’immigrato quando non viene accolto o discriminato; quando viene sfruttato dal “caporalato” per pochi euro al giorno.
“La donna è un grande dono di Dio… Se sfruttare le persone è un crimine di lesa umanità, sfruttare una donna è di più di un reato e un crimine: è distruggere l’armonia che Dio ha voluto dare al mondo, è tornare indietro:” (Papa Francesco).
Il povero Lazzaro, non è anche la madre maltrattata fra le mura domestiche, la donna perseguitata da un amore malato, possessivo, la minorenne e non solo, sottomessa e costretta alla prostituzione?
“Questa parabola, risvegliandoci, è al contempo anche un’esortazione all’amore che dobbiamo donare ora ai nostri fratelli “poveri” e alla responsabilità nei loro confronti, su ampia scala, nella società mondiale, così come nell’ambito ridotto della nostra vita di tutti i giorni” (Benedetto XVI).
“Ci sono poveri nuovi, i poveri di oggi. Quelli che hanno il portafoglio gonfio ed il cuore vuoto. Forse hanno soltanto un piccolo segno da cui ti accorgi: una tristezza profonda negli occhi” (D. Tonino Bello).
I tossicodipendenti, i carcerati, gli alcolisti…, non hanno anche loro bisogno di ricevere attenzione, sostegno e amore? O per le loro scelte, sicuramente discutibili, passano in secondo piano? Gli ammalati non hanno forse bisogno della nostra presenza, di una parola di conforto, di una carezza? Nessun bene materiale può sostituire il calore umano.
Ed allora, il nostro proposito, in questa Santa Quaresima, non diventa solo la privazione personale o il limitare a se stessi l’uso ed il consumo di alcune cose, ma certamente la preghiera, ed un impegno reale nei confronti del fratello a cui finora, si è prestata poca attenzione.
“In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello” (Papa Francesco).
Carissimi, viviamo il tempo di Quaresima mettendoci seriamente in cammino, ascoltando e accogliendo la Parola di Dio. Facciamola diventare preghiera che parli nelle opere di carità, riscopriamo la mortificazione e la rinuncia.
Suggerisco:
– Un momento di preghiera in casa con tutti i familiari che lo desiderano.
– Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione o Confessione (ci saranno in ogni chiesa orari con la disponibilità dei sacerdoti per le confessioni: io stesso nella Settimana santa mi renderò disponibile in alcune parrocchie della città).
– Visita al Santissimo Sacramento almeno una volta la settimana.
– Riscoprire la pia pratica della Via Crucis. Il Venerdì santo, a Matera, invito tutte le comunità parrocchiali a partecipare alla Via Crucis cittadina alle ore 20.30.
– Riscoprire, partecipando, il Triduo Santo (Giovedì santo, Venerdì santo, Sabato santo con la solenne Veglia di Pasqua) per celebrare la S. Pasqua.
– Riscoprire il digiuno e la mortificazione da tutto ciò che oggi nutre la nostra esistenza (CEI, Senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, 04.10.1994)
“Ricordo, a titolo di esempio, alcuni comportamenti che possono facilmente rendere tutti, in qualche modo, schiavi del superfluo e persino complici dell’ingiustizia:
Ø il consumo alimentare senza una giusta regola, accompagnato a volte da un intollerabile spreco di risorse;
Ø l’uso eccessivo di bevande alcooliche e di fumo;
Ø la ricerca incessante di cose superflue, accettando acriticamente ogni moda e ogni sollecitazione della pubblicità commerciale;
Ø le spese abnormi che talvolta accompagnano le feste popolari e persino alcune ricorrenze religiose;
Ø la ricerca smodata di forme di divertimento che non servono al necessario recupero psicologico e fisico, ma sono fini a se stesse e conducono ad evadere dalla realtà e dalle proprie responsabilità;
Ø l’occupazione frenetica, che non lascia spazio al silenzio, alla riflessione e alla preghiera;
Ø il ricorso esagerato alla televisione e agli altri mezzi di comunicazione, che può creare dipendenza, ostacolare la riflessione personale e impedisce il dialogo in famiglia)”.
– Trovare il tempo per stare vicino agli ammalati e a coloro che sono soli.
– Attenzione particolare alle famiglie con problemi economici (fare una carità in denaro in modo anonimo facendola trovare nella buca della posta).
– Condividere il pranzo o cena con qualche bisognoso.
– …
Carissimi, nella certezza che, insieme, vivremo questo tempo di Quaresima come una ulteriore opportunità per ripensare al valore inestimabile della nostra vita, di quanto bene possiamo seminare, di farci toccare dalla misericordia di Dio, vi abbraccio e benedico nell’attesa di celebrare la Pasqua del Signore: la vittoria di Cristo sulla morte fisica, spirituale, morale.
Vostro † Don Pino